
Orizzonti e vita nuova
trovati immersi, in un oceano di lacrime
proprio sotto gli ultimi granelli di sabbia.
Tra le fiamme azzurre
di crepuscoli e solitudini non cercati.
Gira la ruota della vita
converge in un fulcro nuovo
vestito di un magnetico indaco.
Pieni questi orizzonti!
Piena questa vita nuova!
Soccombe il resto
che in nero uccise la mia essenza
nata di creatività e di sogni .
Un cuore di vento bussa alla mia porta
e l’orchestra sommerge e innalza la parola.
Sorrisi in quest’onda di gioia
tingono le perle d’amaranto e tutto…
Tutto diventa orizzonte e vita nuova.
©Patrizia Portoghese

Era di marzo
un giorno come tanti
ma in grembo la primavera.
Come una tempesta
di grano e collera pioveva
e in mano il pugnale teneva.
Cresceva l’odio
l’amore non ritornava
la rugiada glaciale ora la copriva.
Mai più sarà giorno
né la notte preludio dell’alba
il dolore per Tutte, una lezione di pianto.
©Patrizia Portoghese

Aveva le scarpe slacciate
saltava come un ranocchio
la bimba dalle gote rosse.
Inciampò su un lato della strada
dove il tempo aveva smesso
di contare i sassi per terra.
Fu presa e portata lontano
dove i treni non hanno stazione
solo infiniti tunnel senza luce.
Non ebbe paura di rispondere
a chi le aveva strappato un bottone
ne dello schiaffo dato per farla tacere.
Riusciva a sorridere al buio
dove i passi erano incudini
pronti a mordere l’innocenza.
Passarono gli anni della segregazione
un alito di vento asciugò il tormento
una luce uscì violenta dalla porta.
La libertà ad una manciata di secondi
era lì brillante di un azzurro mai visto
si rifletteva su quello specchio rotto.
La bimba dalle gote rosse
con le scarpe consunte ed allacciate
corse a perdifiato su per le scale.
Vide il suo corpo di donna
dieci anni di perduta giovinezza
un fazzoletto bagnato dietro la nuca
una mano, una carezza, la vita…
Si aggrappò alla certezza
di non essere più una bimba sepolta.
A tutti i bambini spariti, a quelli che non sono sopravvissuti a quelli che si sono salvati…
@Patrizia Portoghese

A 5 anni dalla sua scomparsa #senzaverità
Un naso di burro
nella memoria di madre
a ricordare la stretta al cuore.
Dove sei figlio mio?
Chi ti coprì la vita
oltre il crepuscolo di un geroglifico
e strinse la tua anima
per farla volare via?
Il libro della vita
si è chiuso nell’atrocità umana
per Te, figlio del mondo.
Ma più forte
l’icona che si fa radice
dietro il giallo di un girasole.
Un naso di burro
e un incendio di occhi
dove non c’è morte
che separi il silenzio dall’oblio.
©Patrizia Portoghese

E’ di nuovo qui,
il Natale è tornato
con le sue luci,
i suoi addobbi blu dorato.
Ogni anno è gran festa
corre frenetica la gente,
la smania non si arresta.
Compriamo pure regali
magari pochi
per amici e parenti,
ma ascoltiamo con il cuore
se c’è qualcuno
che ha bisogno d’amore.
In fondo ognun di noi spera
che quel Bimbo rinasca,
per riportare un po’ di speranza.
A chi ne ha bisogno,
in questo mondo pare
sia ormai solo un sogno.
Doniamo qualcosa
ai fanciulli
che non sanno cosa
voglia dire giocare.
Agli anziani una carezza,
una coperta d’affetto
per potersi scaldare.
L’augurio mio
è sempre lo stesso
che sia un Natale di speranza
anche questo,
che illumini i cuori di tutti.
©Patrizia Portoghese

Tu che della purezza sei l’emblema
del peccato non conosci il nome.
Tu che hai raccolto dell’Angelo
il divino messaggio dell’Annunciazione.
Tu che hai raccolto le lacrime
d’un Figlio sublimato dal vero Amore.
Tu che hai toccato con candide mani
il Volto di Gesù in una mangiatoia
e accarezzato le sue ferite sulla Croce.
Tu Immacolata Concezione
Regina della pace al di là dell’universo
a salire i gradini che portano all’eterno.
Tu che hai sofferto ed hai compreso
dell’umanità e il mistero percepito.
Conduci per mano e avvolgi col tuo sguardo
nella profondità dei tuoi occhi il miracolo.
Tu Immacolata non conosci il pentimento
nella vastità del cielo stendi il tuo velo,
a schermare l’attrito tra il bene e il male
ché l’uomo non fa discernimento.
Affonda l’Amor Tuo nei cuori sofferenti
nel sollievo la gioia di quel sorriso
che solo Tu Immacolata puoi disegnare
con la punta d’una speciale Stella
a indicar la via più giusta verso la Santità.
©Patrizia Portoghese

Un profumo sprigiona
essenze d’ambra,
di cobalto il colore
svanisce nel bianco.
Splende rinata
una nuova rosa,
venata dalla nascente
aurora.
La brina sugella
candidi petali,
il sole scioglie
l’ultima neve.
©Patrizia Portoghese

Ho bisogno di nuova forza
per superare l’ennesimo dolore
e non servono lacrime,
solo veli di seta
per accarezzarti il cuore.
Stringerò le tue mani
perchè il legame non s’interrompa
e non si spezzino gli argini
d’un indelebile sentimento.
La lontananza è stato un errore
dettato dall’umana condizione
di spine conficcate senza una ragione
di esseri che hanno creato l’occasione.
Un’altra madre me l’aveva sussurrato
i genitori sono quelli che la vita…
Sì la vita!Ti hanno donato.
Perdona e sarai perdonato.
In un abbraccio di sofferenza
ora custodisco il nostro amore
perché voli ora e sempre
più in alto di mille soli.
Mamma, non sarà qui che continuerà
il nostro viaggio,
ci sarà un posto altrove che tutti dicono migliore
ed è proprio lì che atterrerà un nuovo aquilone.
@Patrizia Portoghese

E quanno t’arivedo
‘n quer firm d’allora
me bruceno l’occhi
che manco ‘r polline ce riesce
a fà sgorgà dar core
lacrime che sanno de ggioia e de dolore.
L’occhi tua neri come la pece
azzuri come ‘r cèlo
de quâ fija che tenevi pe’ mano.
Eri e sei bella…
-Bellissima-
Come ne la scena ‘ndo piaggni
come n’acqua santiera
e pareno secoli de lucciole accese
quê pupille a forma de còre.
‘Ndo sei ita Nannarè?
A fà sognà l’angeli
come queli che voleno
drento ‘e chiese de Roma.
Sì, ce sei riuscita
li vedo lassù, se culleno
su li sorisi che je doni tu.
E quanno t’arivedo
passeggià co’ quer viso
che de le rughe se ne fà ‘n vanto
me viè da ride a penzà
a certe sfiancate d’oggi
che nun sanno fà li conti cor passato.
Facce ride! Facce piagne Nannarè!
Ancora ‘na vorta, ‘na vorta ancora
stamo qui a guardà ‘sta luna de Roma
fusse che ‘na stella se stacca
e riscenne su ‘sta tera… Ora.
Quanno t’arivedo
drento ‘ste pelicole amaranto
penzo a com’oggi ‘sto monno gira all’incontrario
credenno de ritrovà ner sogno ‘n monno
sano e ggiusto, semprice e sovrano.
E strade de ‘sta città
te piagneno pe’ l’eternità
sei ‘a sposa der ponentino, nun lo dimenticà!
Sona ‘sta musica e me pare de sentilla
‘na canzone ritornata dar passato
e me viè voja de cantalla pur’a me
mentre guardo dar barcone
‘a luna che cala sur Cuppolone.
E’ solo ‘na poesia
nun deve mette malinconia
Nannarella sta ‘n paradiso
abbraccicata a le nuvole d’argento.
Accarezzo ‘na rosa
e li petali s’addorcischeno
pe’ ‘na donna vera ch’era sentimento.
Ora sta lì che se dondola
tra la ggente beata, ‘n fonno a l’urtimo arcobbaleno.
©Patrizia Portoghese

Foglie mischiate al tempo
tra le ombre dell’inverno
tra i colori dell’autunno.
Germina il senso del bene
impigliato a un tralcio
che di me s’innamora, ora.
In un cammino d’uva rubino
tra sentieri di more succose
a riprendersi nel vento.
E’ una chioma ondulata
che s’arrampica sulle note
tra i colori dell’autunno
lungo le tue braccia…
E par non volersi staccare
da queste piovose giornate
fatte per crepitare i cuori
in un angolo di rosso fuoco.
@Patrizia Portoghese

Nella vastità del parco
ai margini di una pista da ballo
la panchina ricorda le grida festose,
l’estate che dava il passo all’autunno.
Con le foglie piegate
nei cammini svelti della gente
e le risa a perdifiato dei bambini,
nell’evoluzione delle giornate.
La Panchina aspetta
i sussulti di due amanti
e le parole d’amore agghindate a festa,
il dondolio dei rami strapazzati dal vento.
Quanto può far felice
questo ricordare d’archi e frecce scoccate,
di luce e tenebre da nascondersi al di sotto
e contare che anche l’ultimo tramonto sia andato.
Li vedo quei due abbracciati
capelli bianchi e mano nella mano,
raccontarsi quello che è stato
e colorare il cielo con una lacrima e un cenno del capo.
Basta una panchina
lì ai margini di una pista da ballo
anche se inventata
narra le gesta e le realtà del mondo.
[Se la fantasia potesse
elencare le infinite volontà dell’uomo,
il crepuscolo darebbe di sguincio
un’ultima possibilità di rinascere.
Perché no, da un refolo di pensiero
da una memoria, da una panchina]
©Patrizia Portoghese
(Mio Dipinto)
Ai confini di una decade importante
una rosa ancora imperante
senza trucchi né inganni,
porta smalti lucenti
e rughe un poco accennate.
Una rosa di confine
attaccata alle radici perse nel profondo
alle spine cadute
rotolate negli abissi.
Abissi ancora presenti
celati dalla mia caparbietà,
dal mio essere
costante amante della vita
come un acino attaccato al grappolo.
Più volte sono nata e morta
alla ricerca della felicità,
ho amato il mio passato
così come l’ho tanto odiato.
Non mi resta che profetizzare il mio avvenire,
ancora una volta,
scavalcando le orme e i dolori
ed ancora una volta sarò una rosa di confine.
[Non perderò il sentiero verso la Luna
non proibirò al fiore dell’universo
di starmi accanto e penetrare il mio cuore]
Ai miei cinquantanove anni
©Patrizia Portoghese
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