
Esistono persone che si bruciano le mani, per regalarti il sole
Patrizia Portoghese

In direzione del mare
seguendo indizi come briciole d’amore
e nell’aria la freschezza del maestrale.
Uniti dal vento
e in controluce al sole, soffi d’armonia
al riparo dalla noia e dal dolore
ecco, la risposta in un’onda di tenerezza.
Aspettiamo che il tempo diventi ancora tempo
che ci conduca in una grotta di piccoli momenti
negli infiniti passi del non addio.
Lì dove uno spicchio d’azzurro
aggiunge preziosità al nostro amore
sorgente e delta di un sorriso
dove conservare la bellezza non è utopia
ma serena canzone, senza tregua
urlata a squarciagola, in direzione del mare.
©Patrizia Portoghese
L’eleganza mentale è di gran lunga la migliore arma per sconfiggere l’ipocrisia dilagante in questo mondo effimero ed è così appagante il risultato positivo che ne traggo.
Patrizia Portoghese

Sui sentieri dell'anima... di Patrizia Portoghese
Un viale alberato
unico al mondo,
affacciarsi su una bellezza
che mai tramonta.
Rallenta il cuor
con palpito natìo.
Sfumature rosa
di un tramonto acceso.
Tegole vermiglie
senza tempo,
narrar favole
di un altro tempo.
Il silenzio assorda
tra soffi di vento.
La brezza della sera
leggera si posa.
Estasiata rimango,
incurante del resto
ad ammirar muta
i tetti di Roma.
©Patrizia Portoghese
Meravigliosa
Sui sentieri dell'anima... di Patrizia Portoghese
E’ la donna delle stelle
ci ha fatto sognare con gli occhi sull’universo
tra le praterie dell’infinito
tra il blu della notte e l’oro delle scintille.
Ha infranto il record
del fluttuare indomita
a cavallo dell’impossibile
dietro un oblò di melodie lunari
e canti di paesaggi terrestri.
E’ la donna delle stelle
fiera, ma non altera, stringe noi come figli
di questa terra fatta di atomi non belligeranti
di questa terra piena di meraviglie
di questa terra nei suoi confini sconfinata.
Ha reso nobile la realtà
di un pianeta colorato e trasparente
come l’acqua primordiale dalla quale è nata.
In nome dell’umanità
un grazie risuona dall’ultimo deserto
dall’ultimo lago immortalato
dai limiti di mari inesplorati.
Nucleo lei stessa, donna delle stelle
a ricordarci l’avventura della vita
li dove planerà e lascerà una scia di ricordi,
presenti per sempre nella nostra storia.
Accogliamo il suo sorriso
sbarazzino e disarmante quanto basta
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Un giorno in più
per non dimenticare il passato
per immergermi nel presente sicuro,
per avvolgere con delicatezza l’essenza del futuro.
Guardo all’azzurro
prima che i petali cadano in allegria
come schegge in un prato impazzito,
e i miei occhi saranno sommersi dall’aria
di una luna bianca e profumata di tranquillità.
Solo un giorno in più
ogni anno a venire, sarà il regalo più grande.
[Senza timore
aggiungo frammenti
a questa esistenza]
Patrizia Portoghese

20 settembre 1947 – 12 maggio 1995
Minuetto
E’ un’incognita ogni sera mia…
Un’attesa, pari a un’agonia. Troppe volte vorrei dirti: no
E poi ti vedo e tanta forza non ce l’ho
Il mio cuore si ribella a te, ma il mio corpo no
Le mani tue, strumenti su di me,
che dirigi da maestro esperto quale sei…
E vieni a casa mia, quando vuoi, nelle notti piu’ che mai,
dormi qui, te ne vai, sono sempre fatti tuoi.
Tanto sai che quassu’ male che ti vada avrai
tutta me, se ti andra’ per una notte…
… E cresce sempre piu’ la solitudine,
nei grandi vuoti che mi lasci tu!
Rinnegare una passione no,
ma non posso dirti sempre si’ e sentirmi piccola cosi’
tutte le volte che mi trovo qui di fronte a te.
Troppo cara la felicita’ per la mia ingenuita’.
Continuo ad aspettarti nelle sere per elemosinare amore…
So – no sempre tua, quando vuoi, nelle notti piu’ che mai,
dormi qui, te ne vai, sono sempre fatti tuoi.
Tanto sai che quassu’ male che ti vada avrai
tutta me, se ti andra’, per una notte… sono tua…
… la notte a casa mia, sono tua, sono mille volte tua…
E la vita sta passando su noi, di orizzonti non ne vedo mai!
Ne approfitta il tempo e ruba come hai fatto tu,
il resto di una gioventu’ che ormai non ho più…
E continuo sulla stessa via, sempre ubriaca di malinconia,
ora ammetto che la colpa forse e’ solo mia,
avrei dovuto perderti, invece ti ho cercato.
Minuetto suona per noi, la mia mente non si ferma mai.
Io non so l’amore vero che sorriso ha…
Pensieri vanno e vengono, la vita e’ cosi’.
( Dario Baldan Bembo / Franco Califano )

Scritta anni fa, ma sempre valida.
Non si può morire lavorando.
Ci sono eroi che non hanno nome
Uomini coperti di sangue e sudore
senza essere accarezzati dal tricolore.
Hanno salvato il possibile nel fango
nell’acqua le loro mani affondato
e nella melma il cuore hanno lasciato.
Volontari avvolti in nastri di sole
non da piangere in bare di sale, già…
Uomini! Coperti di sangue e sudore!
Nel silenzio di una lacrima, laggiù
piange sola quella Donna sul legno
e nell’eco d’un pianto il sussulto
di ombre, nell’interminabile agonia.
Si macchierà di vergogna il vostro passo
di uomini che non conosceranno mai
il sapore del fango e del sangue l’odore
e quel senso civile che non comprendete.
Inginocchiatevi piccoli uomini, se ci riuscite !
Ci sono eroi che non hanno nome
e che la vita hanno donato per un valore
quello di condividere con sacrificio
a costo di perdere il bene più prezioso, la vita.
Patrizia Portoghese

La poesia non è altro che l’incontro con se stessi e con l’altro. La poesia aiuta a relazionarsi. Ogni parola ed ogni verso diventano le mie orme, i miei ricordi e anche quelli degli altri e diventano cura, aiuto, consolazione. Parole e poesia si trasfigurano in dolore e gioia dando la possibilità di vedere oltre.
Patrizia Portoghese

Curve di pietra
e un rettilineo d’argilla
a cavallo tra il giusto e il nonsenso.
Paratie d’acciaio
e nella mente cancelli chiusi
nei riverberi di un fiume d’argento.
Gli occhi vagano
tra le ciglia bagnate
nello sconforto più profondo
alla ricerca di strade percorribili.
Le tempeste nel cuore
ronzano come api nell’alveare
pronte a cessare ogni guerriglia
perché l’esistenza trovi il giusto canto
ogni giorno, per ogni sofferenza patita.
Patrizia Portoghese
Se ne è andato a 71 anni l’attore William Hurt, aveva sofferto di un tumore alla prostata: nato nel 1950 a Washington, noto per aver vinto nell’86 l’Oscar per Il bacio della donna ragno ed essere stato poi candidato con Figli di un dio minore nel ruolo di un insegnante per non udenti dai metodi non convenzionali, al fianco di Marlee Matlin, attrice davvero sordomuta, deb che prese subito l’Oscar. Era il nipote del fondatore del gruppo editoriale «Time-Life», quindi adolescenza ricca, studi classici e Shakespeare all’orizzonte.
Inizia con un regista inglese di fama estroversa come il caleidoscopico Ken Russell con Stati di allucinazione, passando poi a gialli più accomodanti ma non di routine (Uno scomodo testimone e Gorky Park). Biondo e con un fisico da cow boy, la sua specialità fu quella contraria, mostrare inquietudini interiori e con Lawrence Kasdan centra il bersaglio in Il grande freddo, film cult e racconto di alti e bassi di una generazione. Poi in Brivido caldo si accontenterà di fare il sex symbol dividendo il peso con Kathleen Turner. Lavorerà ancora con Kasdan (Turista per caso il titolo migliore) ma l’anno d’oro è l’85 con l’Oscar e il premio a Cannes per l’omosessuale prigioniero del film di Babenco dal romanzo di Puig, al fianco di Raul Julia.
In questa direzione sceglie personaggi scomodi e off limits, come il professore che s’innamora dell’allieva sordomuta o il giornalista tv di Dentro la notizia, di Brooks che denuncia i mass media con l’ardore degli anni 80 del quinto potere televisivo. Non è un attore facile né comodo, sceglie sempre vie traverse pur avendo un fisico da eroe, ma la sirena culturale lo porta fino allo spiritualismo di Wenders (Fino alla fine del mondo) e poi nella Peste di Puenzo, dove duplica un ruolo di medico già sostenuto in Un medico, un uomo.
Rappresentò in un cinema verso l’omologazione, la seduzione della coscienza, qualcosa che sfugge a una visione superficiale, ma è come una presenza invisibile in film come Smoke di Wayne Wang, Orso d’oro a Berlino. È un divo reticente, timido, ma seducente in modo alternativo e anche Zeffirelli lo mette alla prova romantica nel suo Jane Eyre prima di entrare brillante in Michael di Nora Ephron. L’ultima parte della carriera lo vede inevitabilmente, lui anche affermato attore di teatro, implicato in kolossal come A.I. intelligenza artificiale di Spielberg ma anche nel disturbante, profetico History of violence di Cronenberg, allenando la sua espressività a esprimere i molti modi della violenza contemporanea.
Into the wild con Penn e Robin Hood e infine l’ingresso nel pianeta fantasy con Captain America, Black Widow e Avengers: Infinity War dei Russo. Sempre in azione anche nella vita sentimentale privata: un matrimonio, la relazione con una sceneggiatrice e una con la sua partner Matlin sul set di Figli di un Dio minore, un rapporto finito malamente per accusa di abusi e droga. Dal 1989 al 1993 è stato sposato con Heidi Henderson da cui ha avuto due figli, mentre una terza è nata dalla relazione con l’attrice francese Sandrine Bonnaire conosciuta sul set della Peste, sfortunata riduzione del romanzo di Camus. In teatro è stato una star, frequenta i versi scespiriani e i suoi eroi (Enrico IV, Romeo e Giulietta, Sogno di una notte di mezza estate), ma piace per Hurlyburly di Rabe con la regìa di Mike Nichols, mentre le ultime prove sono le più acclamate, nel cecoviano Ivanov diretto da Branagh e in Lunga giornata verso la notte, 2010, capolavoro di O’Neill.
(Corriere.it)
Ho pianto per i bambini africani morti nelle guerre di quel continente
ho pianto per i bambini morti nelle Torri Gemelle
ho pianto per i bambini fuggiti su barconi sgangherati e annegati nel Mediterraneo
ho pianto per i bambini siriani scomparsi sotto le macerie a causa dei bombardamenti
ho pianto per la strage dei bambini di Beslan nell’Ossezia del Nord
ho pianto per i bambini iracheni e per quelli afghani sbriciolati dall’odio umano
ho pianto per i bambini palestinesi ammazzati senza pietà
ho pianto per i bambini ebrei martoriati dalle bombe
ho pianto per i bambini soldato uccisi nello Yemen
I bambini sono bambini in ogni parte e in ogni dove nel mondo.
Sono esseri indifesi sempre i primi a soccombere, senza colpe.
Ignari, di fronte alle responsabilità dell’umana malignità.
Sono i nostri figli, i figli del futuro
che non vedranno mai quel futuro, mai.
Dedicata all’ultima vittima di questa guerra infame.
-Kirill giocava e sorrideva, fino a pochi giorni fa, invece ieri è morto a un anno e mezzo perché c’è chi crede che le guerre siano la soluzione, ma non lo sono mai. Nel suo futuro non ci saranno giochi, studio, progetti.-
-Il dolore e la rabbia di Marina e Fedor sono il dolore e la rabbia di tutti. È ora di dire basta e di fermare questa assurda guerra.-

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