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Un tintinnio di conchiglie

sembrano appese ad un filo invisibile

che scende giù dal cielo per richiamare l’uomo.

L’uomo che non vede più

che non ha più occhi per vedersi

che non ha più orecchie per sentirsi

ed un cuore che non batte se non di paura.

Le follie di cui è capace

sollevano le zolle di una terra ormai sterile

dove le finestre non esistono e i muri cadono.

Quante tempeste ancora?

Quante guerre tra le pietre?

Se le lampade di solitudine

potessero riaccendersi nel profondo

a cercare una fiammella dopo l’altra

per ritrovare le radici della fratellanza.

Un’utopia nell’ora della nostalgia

nella passione scritta in una notte

sotto una stella troppo lontana per essere vista.

Un tintinnio di conchiglie che sembra dividere il mare dal tormento

l’origine dell’umanità dal suo destino.

©Patrizia Portoghese

Dalla raccolta – L’Orma Bianca – ©2015

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