La STORIA dovrebbe insegnare la sacralità della vita, gli stermini passati dovrebbero essere un monito, le vittime delle persecuzioni, tutte, simbolo di speranza perché certi fatti non accadano più… Purtroppo ancora oggi non è così. Se le parole servissero a guarire il mondo dal male, se il sacrificio di tanti fosse in cima ai pensieri di chi prende decisioni, forse avremmo un futuro senza odio… Un futuro d’amore, utopia.
Un fiume di parole
non basterebbe
per commemorare la sparizione.
-Desaparecidos-
Tragedia consumata
all’ombra delle mura
incastonate nella cattiveria.
Uomini e donne
bambini – nati per non morire –
Strappati al destino
infinito nell’infinito
giaciglio del martirio.
Nunca más! Nunca más!
Quante le grida
straziate e non udite
quelle carni uccise!
Anfiteatri del male
dove l’uomo non è uomo
dove il carnefice
ha l’aspetto di satana.
Come ogni genocidio
nascosto
e vigliaccamente coperto.
Quelle lacrime di sangue
sulle gote delle madri
trafitte dai dolori…
Dolori di doglie
spalmati sulle mani
come sinistri giocattoli
gettati in pasto all’orrore.
-Desaparecidos-
Orme nell’oceano
dai voli della morte
affogate nello stordimento.
Adagiati in un letto di sabbia
non un rumore
non un lamento
dagli abissi il silenzio.
Nunca más! Nunca más!
Le madri coraggio
in un girotondo urlano ancora
tutto il dolore e tutta la speranza…
@Patrizia Portoghese alias Pattyrose
Tutti i diritti riservati
Si ritiene che, tra il 1976 e il 1983, in Argentina, sotto il regime della Giunta militare, siano scomparsi fino a 30.000 dissidenti o sospettati tali (9.000 accertati secondo i rapporti ufficiali del CONADEP[2]) su 40000 vittime totali.
Le modalità di sequestro e di sparizione delle vittime della repressione fu ideata per perseguire due obiettivi: il primo era quello di evitare quanto verificatosi a seguito del Golpe cileno del 1973, che aveva portato al potere la Giunta militare comandata dal generale Pinochet, dove le immagini della prigionia dei dissidenti nello stadio di Santiago del Cile avevano fatto il giro del mondo, sollevando l’indignazione e l’interessamento delle associazioni per la difesa dei diritti umani; l’assoluta segretezza degli arresti viceversa garantì per lungo tempo al regime militare argentino una sorta di “invisibilità” agli occhi del mondo: dovettero passare infatti almeno 4 o 5 anni dall’inizio della dittatura prima che all’estero si iniziasse ad avere una percezione esatta di quanto stesse accadendo in Argentina. Il secondo era quello di terrorizzare la popolazione, attraverso la mancata diffusione di notizie in merito alla sorte degli arrestati, limitando in questo modo fortemente non solo ogni possibile dissenso al regime ma anche la semplice richiesta di notizie da parte dei parenti.
La Escuela Superior de Mecánica de la Armada (ESMA), uno dei centri di detenzione attivi durante la dittatura; oltre 5.000 persone vi furono rinchiuse e solo poche centinaia ne uscirono vive
Le modalità degli arresti avvenivano molto spesso secondo veri e propri “rapimenti”: squadre non ufficiali di militari arrivavano con una Ford Falcon verde scuro senza targa, la cui sola vista suscitava il terrore, e piombavano nelle case in piena notte[3], sequestrando a volte intere famiglie, e l’assoluto mistero sulla sorte degli arrestati, fece sì che le stesse famiglie delle vittime tacessero per paura; la conseguenza di queste modalità fu che nella stessa Argentina per lungo tempo il fenomeno rimase taciuto, oltre che totalmente ignorato nel resto del mondo. Una volta arrestate, le vittime venivano rinchiuse in luoghi segreti di detenzione, senza alcun processo, quasi sempre torturate, a volte per mesi, e solo in pochi casi, dopo un processo sommario, senza alcuna reale garanzia legale, gli arrestati vennero rimessi in libertà.
Secondo alcune fonti, spesso testimonianze di militari coinvolti nell’operazione, molti desaparecidos furono imbarcati a bordo di aerei militari, sedati e lanciati nel Rio de la Plata, oppure gettati nell’Oceano Atlantico[4] col ventre squarciato da una coltellata affinché i loro corpi fossero divorati dagli squali, i cosiddetti vuelos de la muerte, voli della morte, altri furono detenuti in centri di detenzione clandestini ed uno di questi, rimasto sinistramente celebre, fu la scuola di addestramento della Marina Militare ESMA, a Buenos Aires. Un altro episodio tristemente famoso fu quello che iniziò nel settembre 1976 e che passò alla storia come notte delle matite spezzate, un’operazione di repressione organizzata contro i movimenti studenteschi delle scuole superiori: il pretesto furono le manifestazioni per la concessione, e successivamente contro l’abolizione, del boleto estundiantil, un tesserino studentesco che consentiva sconti sui libri di testo e sui trasporti, ed un grande numero di studenti, per la maggior parte minorenni, furono sequestrati, sottoposti ad indicibili torture e, almeno 238, uccisi.
Jorge Rafael Videla, dittatore dell’Argentina dal 1976 al 1981, responsabile di circa 30000 vittime, di cui gran parte “scomparse”
Un altro fenomeno fu quello delle donne arrestate mentre si trovavano in stato interessante oppure rimaste incinte a seguito delle violenze subite nei centri di detenzione: molte donne partorirono mentre erano detenute, molte di esse furono uccise, ed i loro figli furono illegalmente affidati in adozione a famiglie di militari o poliziotti. Dalla restaurazione della democrazia nel 1983, le istituzioni argentine si sono a lungo adoperate per ritrovare questi bambini e restituirli alle loro famiglie. Le indagini fatte in questo senso sono state fondamentali per scoprire molte delle atrocità commesse dal regime militare. Inoltre, tali indagini consentirono la condanna di ex funzionari del regime che, per i reati strettamente politici, erano stati prosciolti od amnistiati sulla base del loro obbligo di obbedire agli ordini all’epoca dei fatti attraverso la cosiddetta legge della “obbedienza dovuta”.
La denuncia e la scoperta degli orrori avvenuti in Argentina durante il regime militare si deve anche alla coraggiosa azione delle Madri di Plaza de Mayo, madri dei giovani desaparecidos che con una protesta pacifica, sfidando il regime, riuscirono a far conoscere alla opinione pubblica il dramma che stava avvenendo nel loro Paese[5].
Tuttavia, una volta tornata la democrazia, dopo le prime sentenze di condanna contro ufficiali dell’esercito, emesse sotto la presidenza Alfonsin, le successive pressioni degli ambienti militari hanno fatto sì che vi fossero numerose amnistie e, di fatto, un colpo di spugna sul periodo della dittatura. Il 13 gennaio 2007 Isabelita Peron è stata arrestata in Spagna per la morte di un giovane desaparecido[6]. Solo negli anni 2000, grazie alle pressioni sulla giustizia del Presidente Nestor Kirchner, le amnistie sono state annullate e i responsabili hanno subito varie pene: il tenente generale Jorge Videla, ad esempio, è stato condannato a due ergastoli e 50 anni di carcere.
(Wikipedia)
L’ha ribloggato su Sui sentieri dell'anima… di Pattyrosee ha commentato:
Poesia edita nella silloge Universo Donna, Mario Palmieri e il suo intervento alla presentazione…
http://www.youtube.com/watch?v=GhAL4vyFXEk&feature=share