È morto per coronavirus lo scrittore cileno Luis Sepulveda. Era ricoverato da fine febbraio in ospedale a Oviedo dopo aver contratto l’infezione. Aveva 70 anni. Lo riferisce l’Efe che cita fonti vicine all’autore cileno. Lo scrittore che ci ha messo di fronte alle grandezze e miserie della storia del Novecento, che ha scelto la letteratura per «dar voce a chi non ha voce». L’uomo dalle formidabili passioni, l’autore bestseller che si sentiva «cittadino prima che scrittore».
Luis Sepulveda, che a marzo era atteso in Italia per parlare di ‘Coraggio’ al festival dei piccoli e medi editori ‘Più libri più liberi’, cancellato per la pandemia, è morto oggi a Oviedo. Ed è stato proprio il Coronavirus, a portarsi via l’autore de ‘Il vecchio che leggeva romanzi d’amore’, pubblicato in Italia nel 1993, con cui aveva conquistato la scena internazionale, e di ‘Storia di una gabbianella e di un gatto che le insegnò a volare’, diventata un film d’animazione per la regia Enzo D’Alò, che lo ha consacrato come scrittore non solo per un pubblico adulto ma per tutte le età.
Combattente, arrestato due volte e condannato all’esilio durante la dittatura di Pinochet, nemico del neoliberismo, ecologista convinto, Sepulveda, che aveva riottenuto la cittadinanza cilena nel 2017, ha lottato contro l’invisibile nemico fino all’ultimo all’Ospedale Universitario di Oviedo, nelle Asturie dove viveva dal 1996, a Gijon, con la moglie Carmen Yáñez, poetessa cilena e grande amore di una vita.
Lo scorso ottobre aveva compiuto 70 anni festeggiati a Milano in un evento organizzato dalla sua casa editrice italiana, Guanda. Innamorato dell’Italia dove le sue opere hanno superato complessivamente gli otto milioni di copie e dove lettori e fan lo hanno sempre ricambiato con incontri affollatissimi da un pubblico di ogni età, vincitore del Premio Hemingway per la Letteratura, del Premio Chiara alla carriera e insignito di una Laurea Honoris Causa in Lettere dall’Università di Urbino, era nato a Ovalle, in Cile, il 4 ottobre del 1949.
Cresciuto in un quartiere proletario di Santiago del Cile a 13 anni sognava di diventare un calciatore ma l’incontro con Gloria, «la ragazza più bella del mondo» lo fece andare in un’altra direzione, verso la poesia che era la cosa che lei amava di più. Così diventò un fervido lettore di Garcia Lorca, Antonio Machado e Gabriela Mistral, prima donna latinoamericana a vincere il Nobel per la letteratura nel 1945.
Durante la presidenza di Salvador Allende si era iscritto al Partito Socialista ed era entrato a far parte della guardia personale del Presidente cileno. Arrestato nel 1973 dopo il colpo di stato con cui si era instaurata la dittatura di Pinochet, era stato liberato sette mesi dopo per le pressioni di Amnesty International ma, un nuovo arresto lo aveva condannato all’esilio. Nel 1979 in Nicaragua si era unito alle Brigate Internazionali Simon Bolivar. In Europa si era stabilito dopo la fine della rivoluzione, prima ad Amburgo e poi in Francia. «Sono un apolide. Ero ad Amburgo nel 1986 quando mi hanno rubato la cittadinanza» aveva raccontato nel 2017. Tra il 1982 e il 1987 è stato membro dell’equipaggio su una nave di Greenpeace.
Scrittore bestseller che credeva nella potenza della parola e di un certo giornalismo letterario, Sepulveda è l’autore di libri come ‘Il mondo alla fine del mondò, ‘La frontiera scomparsà, ‘Diario di un killer sentimentale’, ‘Patagonia Express’, ‘Le rose di Atacamà. Ma anche di ‘Storie ribellì in cui ha ripercorso oltre 40 anni di vicende personali e corali e della preziosa raccolta di articoli ‘Ingredienti per una vita di formidabili passioni’ in cui troviamo il Sepulveda privato e politico. In cui insieme al difficile passato cileno, all’esilio, ai viaggi, fra cui quello nel deserto di Atacama, troviamo i ricordi del primo bacio e degli amici e maestri come Tonino Guerra «formidabile, eterno ragazzo», il gigante Gabo-Gabriel Garzia Marquez e Pablo Neruda che cominciò a morire quando «l’orrore del fascismo si impadroniva del Cile».
Con Bruno Arpaia ha scritto ‘Raccontare, resisterè e con Carlo Petrini di ‘Un’idea di felicità’. Il suo ultimo romanzo pubblicato in Italia è ‘La fine della stora’ e l’ultima favola ‘Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa’. La produzione favolistica era iniziata nel 1997 con ‘Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volarè, pubblicata da Salani e poi da Guanda cui sono seguite fra l’altro ‘Storia di un topo e del gatto che diventò suo amico’ e ‘Storia di un cane che insegnò a un bambino la fedeltà’.
«Delle mie favole sono sempre protagonisti animali e questo, come accadeva in quelle antiche, ti permette di vedere da lontano il comportamento umano per comprenderlo meglio» aveva detto lo scrittore. Con Guanda aveva dato vita a una collana di narrativa ‘La frontiera scomparsa’ per scrittori spagnoli e latinoamericani e a lui si deve la nascita del Salone Iberoamericano di Gij.
La poesia che Luis Sepùlveda dedicò alla moglie Carmen in esilio
L’ultima nota del tuo addio
mi disse che non sapevo nulla
e che arrivavo
al tempo necessario
di imparare i perchè della materia.
Così, fra pietra e pietra
seppi che sommare è unire
e che sottrarre ci lascia
soli e vuoti.
Che i colori riflettono
l’ingenua volontà dell’occhio.
Che i solfeggi e i sol
raddoppiano la fame dell’orecchio
Che è la strada e la polvere
la ragione dei passi.
Che la via più breve
fra due punti
è il giro che li unisce
in un abbraccio sorpreso.
Che due più due
può essere un pezzo di Vivaldi.
Che i geni gentili
stanno nelle bottiglie di buon vino.
Una volta imparato tutto questo
tornai a disfare l’eco del tuo addio
e al suo posto palpitante scrissi
la Più Bella Storia d’Amore
ma, come dice l’adagio,
non si finisce mai
d’imparare e aver dubbi.
Così, ancora una volta
facilmente come nasce una rosa
o si morde la coda un a stella cadente,
seppi che la mia opera era scritta
perchè La Più Bella Storia d’Amore
è possibile solo
nella serena e inquietante
calligrafia dei tuoi occhi
Commenti recenti