Sui sentieri dell'anima... di Patrizia Portoghese
Non c’è profumo né odore di casa tra i legni, solo lacere coperte sui corpi straziati. Piccola e sporca una bambina giace inerme, sognava solo di diventare grande.
La trovarono il 27 gennaio del 1945, il suo nome era Miriam. L’età si seppe poi, 11 anni. Scampata alle camere a gas era finita in una delle casupole di Auschwitz. Occhi di giada, un faccino di porcellana, figlia di un commerciante di Varsavia. La mamma insegnava in una delle scuole della città; Miriam ha 9 anni quando le SS, fecero irruzione nello stabile dove vivevano.
Un palazzo della media borghesia della città, abitato perlopiù da ebrei. Faceva freddo quella sera, molto freddo, ma in casa si stava bene, il papà aveva acquistato una stufa di ghisa l’anno precedente. Circolavano già le voci in città dell’imminente arrivo dei tedeschi, ma nulla lasciava presupporre la tragedia. Le azioni meschine e abominevoli che avrebbero…
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