Nel ventre della luna

Prefazione di Patrizia Portoghese

Paola Bosca e il suo quarto libro, nuovi rumori dell’anima e che nell’anima di chi legge si ripercuotono. Sonorità introspettive, gridi di donna, di donna vera alle prese con le proprie emozioni. Tutto ruota intorno ai suoi pensieri che si materializzano in versi, a volte dolci a volte duri

“brama tra le mie gambe
urlami l’amore tra i capelli
respirami parole tra le bocche ansimanti.
giurami estasi eterna.
domani
è un altro giorno.
c’è tempo.”

C’è tutta la voglia d’essere amata in quel tempo che è domani. C’è sempre tempo in amore e la poetessa vuol donarlo a piene mani e altrettanto riceverlo. L’amore corrisposto nel suo più alto significato.
E’ lungo il viaggio di Paola, corre con la penna e lascia tracce emotive, forti. Vive delle sue emozioni e ne fa dono ai suoi lettori. Irrompe con i suoi rumori e non dà scampo alla non lettura. Come nella lirica Petalo su Petalo

“che questa notte spenga tutte le luci
che nessuna stella sospiri.
che nessun vento
fiati sulle foglie.”

Sono convinta che la poesia sia dono per le persone speciali, dotate di una sensibilità fuori dal comune. Persone che hanno sofferto e gioito, ma che hanno conosciuto la solitudine interiore e in qualche modo si sono riscattate e sono rinate. Anche Paola Bosca è una di queste, una donna che ha avvertito la necessità di rifugiarsi in uno spazio diverso dal convenzionale e limpido come quello della poesia.
Nella lirica Pane e dignità, una delle mie preferite, ascolto le parole e nel silenzio più assoluto le faccio mie. Non sono una critica letteraria, non ce n’è bisogno. Chi ama la poesia può dare un giudizio che va oltre, quando si conosce la persona che scrive, quando si conosce l’animo di chi scrive. Come nel mio caso.

“mangio pane e dignità
sono fatta di acciaio e burro
scavo montagne
e mi perdo in una lacrima.”

L’incipit, semplice e colmo di pathos termina in quella lacrima, non è forse anche una nostra lacrima?
Paola viaggia dentro se stessa, scava tra i ricordi, senza paura. Senza timore di quello che potrebbe scoprire rileggendosi interiormente. Descrive i suoi stati d’animo, situazioni comuni, storie di vita e leggendola sarà come specchiarsi in noi stessi. E’ coinvolgimento il suo poetare sul valore della famiglia quando scrive di sua figlia, luce dei suoi occhi o di suo padre nel ricordo tormentato.
A mio padre, colpisce la chiusa strepitosa, forte e tenera

“ora posso piangere
ora posso ridere
ora so amarti padre.
ora libero da cieche catene
bende maligne che offuscavano la tua anima
ora puoi amarmi.
oggi sono tua figlia.”

Quel profumo di bimba, sembra di sentirlo tra i versi, dolcezza di madre che si scioglie in quel Ritorno a ieri

“ritorno a ieri
al tuo odore di bimba che si stringeva al mio seno.
cullavo i tuoi sogni
e addormentavo così i miei timori.”

Sono tante le liriche d’amore come quelle che si fondono nella dolcezza e nella passione sfrenata, dove il pathos raggiunge alti livelli e i componimenti si amplificano oltre il convenzionale, sonorità e rumori s’intersecano come nella poesia ‘Anima selvaggia’ e ‘Dammi il tempo’, solo per citarne due.
Un piccolissimo accenno anche al vernacolo di Paola, al suo amore per la sua città, Roma. Un ode bellissima che riflette la sua romanità s’intitola ‘Roma mia’. Un giocondo riverbero tra la sontuosità e l’odierna città maltrattata, Paola ne ha fatto un quadretto poetico ben congegnato.

Questa autrice ama scrivere, ama far poesia, le piace far rumore, fuori e dentro. Conserviamoli tutti questi rumori dell’anima. Leggendoli troveremo Paola, ma forse anche noi stessi.

Patrizia Portoghese

http://www.ass-cult-irumoridellanima.com/

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