NERUDA

Un Poeta che adoro. Uno dei più grandi del XX secolo. Leggerlo è una risorsa continua. I suoi versi traboccano d’amore per la donna. Non solo, la sua poesia abbraccia l’amore a livello universale. Ne traccia immagini bellissime dalla natura, dal sociale. Fino alla difesa dei diritti umani.
La sua poesia è semplice, fluente. Non ricca di terminologia particolare. E’ così che arriva direttamente al cuore di chi legge. Usa un verso libero che esprime con forza e delicatezza tutto ciò che c’è da dire. Si vola con la fantasia tra i suoi versi e sembra ci si possa immergere nei passi più caldi e determinati, dolci e passionali.
Ha ricevuto il Premio Nobel per la letteratura nel 1971. Nato a Parral-Cile il 12 luglio 1904 e morto a Santiago del Cile il 23 settembre 1973, poco dopo il golpe di Pinochet.

Difficile scegliere tra le sue liriche… Troppo belle tutte. Pattyrose

XLVIII SONETTO

Due amanti felici fanno un solo pane,
una sola goccia di luna nell’erba,
lascian camminando due ombre che s’unisco,
lasciano un solo sole vuoto in un letto.
Di tutte le verità scelsero il giorno:
non s’uccisero con fili, ma con un aroma
e non spezzarono la pace né le parole.
E’ la felicità una torre trasparente.
L’aria, il vino vanno coi due amanti,
gli regala la notte i suoi petali felici,
hanno diritto a tutti i garofani.
Due amanti felici non hanno fine né morte,
nascono e muoiono più volte vivendo,
hanno l’eternità della natura.

da Cento sonetti d’amore

Corpo di donna

Corpo di donna…

Corpo di donna, bianche colline, cosce bianche,
assomigli al mondo nel tuo gesto di abbandono.
Il mio corpo di rude contadino ti scava
e fa scaturire il figlio dal fondo della terra.

Fui solo come un tunnel. Da me fuggivano gli uccelli
e in me irrompeva la notte con la sua potente invasione.
Per sopravvivere a me stesso ti forgiai come un’arma,
come freccia al mio arco, come pietra per la mia fionda.

Ma viene l’ora della vendetta, e ti amo.
Corpo di pelle, di muschio, di latte avido e fermo.
Ah le coppe del seno! Ah gli occhi d’assenza!
Ah le rose del pube! Ah la tua voce lenta e triste!

Corpo della mia donna, resterò nella tua grazia.
Mia sete, mia ansia senza limite, mio cammino incerto!
Rivoli oscuri dove la sete eterna rimane,
e la fatica rimane, e il dolore infinito.

Abbiamo perso

Abbiamo perso anche questo crepuscolo.
Nessuno ci ha visto stasera mano nella mano
mentre la notte azzurra cadeva sul mondo.

Ho visto dalla mia finestra
la festa del tramonto sui monti lontani.

A volte, come una moneta
mi si accendeva un pezzo di sole tra le mani.

Io ti ricordavo con l’anima oppressa
da quella tristezza che tu mi conosci.

Dove eri allora?
Tra quali genti?
Dicendo quali parole?
Perchè mi investirà tutto l’amore di colpo
quando mi sento triste e ti sento lontana?

È caduto il libro che sempre si prende al crepuscolo
e come cane ferito il mantello mi si è accucciato tra i piedi.

Sempre, sempre ti allontani la sera
e vai dove il crepuscolo corre cancellando statue.

Sonetto XLIV

Saprai che non t’amo e che t’amo
perché la vita è in due maniere,
la parola è un’ala del silenzio,
il fuoco ha una metà di freddo.

T’amo per cominciare ad amarti,
per ricominciare l’infinito,
per non cessare d’amarti mai:
per questo non t’amo ancora.

T’amo e non t’amo come se avessi
nelle mie mani le chiavi della gioia
e un incerto destino sventurato.

Il mio amore ha due vite per amarti.
Per questo t’amo quando non t’amo
e per questo t’amo quando t’amo.

Vastità di pini

Ah vastità di pini, rumore di onde che si frangono,
lento gioco di luci, campana solitaria,
crepuscolo cadente dei tuoi occhi, battito,
conchiglia terrestre, in te la terra canta.

In te cantano i fiumi e là fugge l’anima mia
verso dove ami, secondo il tuo volere.
Indica a me la via nel tuo arco di speranza
e scioglierò in delirio il mio fascio di dardi.

La tua cintura di nebbia vedo intorno a me
e il tuo silenzio insegue le mie ore in fuga,
e sei tu con le braccia di pietra trasparente
quella dove si ancorano i miei baci e la mia
umida ansia s’annida.

Ah la tua voce misteriosa che l’amore colora e piega
nell’imbrunire risonante e morente!
Così nelle ore profonde sopra i campi
vidi piegarsi le spighe nalla bocca del vento.

NERUDA2

4 Comments on “Omaggio a Pablo Neruda (12 luglio 1904-23 settembre 1973)

  1. Anch’io adoro questo Poeta, cantore dell’Amore dolce e passionale. La mia poesia, nella sua contenuta misura, richiama spesso il suo stile, la sua ispirazione, invero per chiunque irraggiungibile.
    ___

    SEI

    Sei,
    sei sostanza di vita,
    sei il respiro che inspiri
    nell’incontro col mio.

    Sei la terra che calco
    percorrendo i tuoi fianchi,
    sei quel bosco nascosto
    che raggiungo la sera.

    Su di lui mi addormento,
    e ne sento il calore,
    raggiungendo la gioia
    di un incontro esclusivo.

    Quando poi viene il sonno
    io con te mi addormento,
    allungando le ore
    per non farle fuggire.

    Cesare Borroni

    Musica: ERNESTO CORTAZAR –” Nights of silk and tears”

    Grazie per l’ospitalità, Patty!
    Cesare

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